Zozòs, opera nota in tutto il mondo, ha debuttato nel marzo del 2000 al Gate Theatre di Londra, con la regia di Peter Hall, ottenendo un successo formidabile:
“La commedia più divertente e trasgressiva che abbia mai visto” (Daily Mirror)
“La più bella commedia che Orton non ha mai scritto” (The Guardian)
“Ciò che avviene sotto quel paracadute resterà tra le più vivide immagini dell’anno” (Times)
“La più raffinata, esilarante, destabilizzante, indecente commedia che abbia mai visto” (Sunday Times)

In Italia, Claudio Boccaccini ha portato in scena Zozòs nel 1997, nel 2001 e, nella versione attuale, nel 2018. Anche stavolta, con reazioni entusiastiche:
“Straordinaria risposta di pubblico e di critica per un classico che sorprende e diverte” (Franco Quadri – Repubblica)
“Capolavoro assoluto che, affondando le radici nella commedia, fa morire dal ridere” (Katia Ippaso – Il Tempo)
“Zozòs merita di essere ripresa e di entrare stabilmente nel repertorio drammaturgico nazionale, cioè di essere riproposta al pubblico periodicamente come si fa per un classico” (Marcantonio Lucidi)

Zozòs Ha conosciuto molti altri allestimenti all’estero (in Belgio, in Croazia, in Svizzera, in Canada, in Grecia, a Cipro), tra cui vale la pena ricordare una prestigiosa ripresa dell’edizione inglese avvenuta nel 2002 al Barbican, con attori della Royal Shakespeare Company.

Una piacente signora (Bice) incontra in palestra un giovanotto (Tito) da cui viene imprevedibilmente turbata.
Una volta a casa, i due, trascinati da una libidine impetuosa, si trovano nell’impossibilità di disgiungersi l’uno dall’altra. Alla coppia di amanti ben presto si aggiunge, ingarbugliando maggiormente la trama, l’eccitatissimo padre del ragazzo (Tobia), ginecologo di vaglia e scienziato maldestro, nonché antico compagno di classe (e d’altro) di Bice. Ma tutto ciò non è ancora la commedia: ne è solo la premessa, e la promessa.
Un thriller verbale, psicoanalitico, in cui l’indagine “poliziesca” della concatenazione degli eventi conduce, con un meccanismo a orologeria puntualissimo, al disvelamento della verità: il destino costruisce “incastri” a nostra insaputa, e non possiamo che prenderne atto.