Classici del Secolo Futuro | Teatro Brancaccio

Classici del Secolo Futuro

In questo anno, il quarto dei “Classici del Secolo Futuro”, compiamo un altro passo avanti nella coniugazione tra formazione e professionismo, obiettivo dichiarato del Terzo anno dell’Accademia Stap Brancaccio, tramite la collaborazione anche di registi e drammaturghi esterni al percorso didattico dell’accademia stessa.

È l’Eroe il tema di questo anno, in un’epoca così avara di eroi, in cui il significato stesso della parola è continuamente degradato, storpiato, vilipeso da una confusione di cui siamo tutti innocenti e tutti colpevoli che ha trasformato l’eroismo in un’etichetta quasi priva di significato.

Quindi Frankenstein, Riccardo III, Il tenace soldatino di stagno, per giungere all’eroismo collettivo di Furore, l’eroismo di chi resiste quotidianamente all’assenza di senso e di appartenenza che sembra essere il tratto dominante delle nostre attuali esistenze.

I Classici del Secolo Futuro, proprio perché scritti dagli allievi, possono e devono affondare le radici in una contemporaneità non ambientale o di facciata ma in un’attualità eterna che fa dello sgomento e della reazione a quello sgomento la propria cifra naturale. L’Eroe, sia esso positivo o negativo, reagisce a uno stato delle cose intollerabile, per lui o per la comunità.

Questo, inoltre, è un eroe nuovo, che è in grado anche di utilizzare l’ironia come arma suprema, perché la tragedia umana contiene, ormai ne siamo certi, una commedia e spesso una farsa.

I “Classici del Secolo Futuro” restituiscono il nucleo pulsante e vivo del concetto stesso di “classico”. Si occupano della riscrittura i diplomandi attori del terzo anno della Stap Brancaccio, Accademia di recitazione, drammaturgia e regia. Con questi quattro spettacoli dichiarano di credere a un teatro giovane, popolare, emozionante. Forse sono loro, gli eroi.

Lorenzo Gioielli

 

 18 e 19 dicembre 2019

INSOMNIA

Da “Frankenstein” di M. Shelley

A cura di:

Drammaturgia Lorenzo Gioielli

Movimento scenico Alberto Bellandi

Assistente alla regia Filippo Tirabassi

Regia Marco Carniti

A soli 19 anni, Mary Shelley si risveglia da un incubo e scrive un romanzo che cambia il modo di pensare di un’intera epoca: ‘’Frankenstein’’. Il suo protagonista, Victor Frankenstein, decide di sfidare le leggi della natura per riportare in vita un corpo morto. Un progetto ambizioso, che genererà un vero e proprio mostro. Un sogno che si trasforma in un incubo ossessivo che perseguiterà chiunque, anche chi non fa parte della storia. Un racconto sugli esseri umani, sulla solitudine, sull’amore. Ma, soprattutto, un racconto sul mostro che ognuno di noi porta dentro di sè, quello che non ogni tanto ci perseguita e non ci fa dormire la notte.

 

11 e 12 febbraio 2020

LA TERRA PERDUTA

Da “Furore” di J. Steinbeck

A cura di:

Drammaturgia Tamara Bartolini

Movimento scenico Michele Baronio, Alberto Bellandi

Regia Bartolini/Baronio

A partire dalla lettura di Furore di J.Steinbeck un viaggio alla ricerca della terra perduta.

D’amore e di fuga, di migrazioni e razzismo, di umanità da ritrovare e del desiderio di costruzione, di essere disposti a lottare anche quando è difficile vincere, di rispetto per l’altro e per se stessi.

Pagina dopo pagina, siamo all’ascolto del Furore di Steinbeck. Da dove partire per camminare lungo la linea di questo furore? Da una famiglia scacciata dalla terra. Dal viaggio degli indimenticabili protagonisti del libro, ma anche dagli appunti scritti sul corpo di questi giovani attori e “autori”. È l’offerta di un cuore che batte e che cerca tra le parole di Tom Joad…“Ci sarò sempre, nascosto e dappertutto. Sarò in tutti i posti, dappertutto dove ti giri a guardare. Dove c’è qualcuno che lotta per dare da mangiare a chi ha fame, io sarò lì. Dove c’è uno sbirro che picchia qualcuno, io sarò lì. Sarò negli urli di quelli che si ribellano, sarò nelle risate dei bambini quando hanno fame e sanno che la minestra è pronta…E quando la nostra gente mangerà le cose che ha coltivato e vivrà nelle case che ha costruito, be’, io sarò lì.”

 

8 e 9 aprile 2020

L’INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO

Da “Riccardo III” di W. Shakespeare

A cura di:

Drammaturgia Katia Ippaso

Movimento scenico Alberto Bellandi

Regia Virginia Franchi

“È una gioia essere tristi, fare il male senza esser visti…È bello essere cattivi e nel vizio molto attivi. Bello morire per uno scopo, bello vincere a gatto e topo” sono i versi di una magnifica canzone scritta da Pier Paolo Pasolini, che nel refrain si chiedeva: “C’è forse vita sulla terra?

C’è forse vita nella guerra?”. Ascoltate la melodia. Ci troverete qualcosa di struggente rispetto alla letteralità del testo.  Nella nostra rilettura del Riccardo III di Shakespeare, aspiriamo a quel tipo di magica dissonanza. Riccardo III porta in sé il mondo dell’abiezione umana, rappresenta il culmine delle nefandezze. Eppure, nella partitura shakespeariana, c’è come una malìa, una specie di folle valzer che annoda il male e il desiderio, la cattiveria e l’aspirazione al bianco: un mondo senza vivi e senza sofferenza. Riccardo III porta una sua malata androginia, un difetto di crescita, un’ossessione a suo modo artistica che si nutre delle luci di una gelida alba.  Con la sua furia distruttiva, che sembra mossa da un meccanismo di cui lo stesso protagonista non conosce le regole, ci porta nell’inverno del nostro scontento, là dove i frutti sono sempre acerbi e i bambini sono giocattoli inventati dai deliri dei grandi.

 

27 e 28 maggio 2020

LA BALLATA DEI MATTI

Da “Il tenace soldatino di stagno” di H.C. Andersen

A cura di:

Drammaturgia Daniele Prato

Movimento scenico Alberto Bellandi

Regia Giuseppe Marini

Antonio Viscardi è convinto di aver perso una gamba in una guerra che non ha mai combattuto e per questo viene chiuso in manicomio. Lì incontra Eva, una ex ballerina, bellissima e muta di cui s’innamora perdutamente. Ma conquistare il suo cuore non sarà affatto semplice, soprattutto se il destino e una psichiatra cattivissima decidono di mettersi in mezzo. È una storia folle, questa, come i personaggi che la abitano, è un racconto irriverente, paradossale dove essere matti vuol dire essere liberi.

scritti ed interpretati da:

CRISTIANO ARSÌ, MICHELE BREDA, TERESA CANCIELLO, DILETTA CAPPANNINI, ALESSIO DANTIMI, FLAMINIA GAI, MANUELA MILIA, EDUARDO RINALDI, SIMONA VAIRA