Con La Nona, “Transiti Humanitatis”, il progetto della Compagnia Zappalà Danza, si arricchisce di un nuovo e importante tassello. Dopo “Invenzioni a tre voci”, creazione dedicata alla donna, e “Oratorio per Eva”, omaggio alla figura simbolica di Eva, l’ultima sinfonia di Beethoven è la fonte d’ispirazione per il nuovo spettacolo della compagnia.
La musica utilizzata non é la versione originale per coro, solisti e orchestra ma la bellissima trascrizione per due pianoforti che ne ha fatto Liszt. E in scena, insieme ai due pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro e a dodici danzatori della compagnia, anche il soprano Marianna Cappellani.
È sempre a partire dal corpo e dalle sue “storie” che Zappalà propone una riflessione sull’uomo e sull’umanità; sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale. L’umanità in transito è un’umanità in movimento; movimento è il contrario di immobilità, di immutabilità, di idee assolute e di assenza di dubbio. Il movimento è laico, come lo spirito di Beethoven e della sua musica. E la laicità del pensiero e dei comportamenti è alla base della creazione.
L’umanità che danza nello spettacolo è un‘umanità che si sviluppa da un processo di accumulazione, da un caos primordiale (come dice il compositore Sciarrino a proposito del primo movimento della sinfonia), da una pluralità di intrecci e microstorie conflittuali e “negative”, che sfociano, nella seconda parte, nella pacificazione dell’adagio e nella gioia finale del quarto movimento.
Accostarsi alla Nona di Beethoven, anche in questa versione da “camera”, è accostarsi alla Musica per eccellenza. E se la musica non può fare a meno del silenzio, il silenzio è anche il primo e ineludibile passo dell’ascolto e quindi del riconoscimento dell’altro; e il riconoscimento reciproco dell’altro è la via per la pacificazione sperata da Beethoven.
Ai tempi del compositore con mondo e umanità si intendeva qualcosa di meno unificante di oggi. Anche se la musica della Nona è universale, “questo bacio vada al mondo intero” dice un verso dell’inno di Schiller, il “mondo” era, più o meno, l’Europa, post congresso di Vienna, che veniva fuori dalle distruzioni delle guerre napoleoniche. Oggi il mondo è globalizzato, è se ce c’è una divisione planetaria, è, brutalmente, con il mondo arabo/mussulmano. La pacificazione universale alla quale aspirava Beethoven, se fosse vivo oggi, andrebbe in questa direzione. Forse, mai come oggi, dal dopoguerra, c’è la necessità che “questo bacio vada al mondo intero”. “…era il primo concerto di musica classica che veniva ospitato in quel paese (Ghana). ( … ) duemila spettatori (..). e cinque o dieci che avevano studiato a Londra e avevano ascoltato qualcosa (…) Per la prima volta potevo parlare con persone che non avevano mai ascoltato una nota della nona sinfonia di Beethoven: dopo il concerto ho chiesto l’oro come l’avessero trovata, e uno mi ha risposto cosi: << Ho avuto la percezione che stesse dichiarando qualcosa di grande importanza per l’umanità’>>. Non so trovare una migliore definizione della musica di Beethoven.” Daniel Barenboim

Prima assoluta: Teatro Massimo Bellini di Catania, Stagione di Opera&Balletto – 20-27 maggio 2015


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 Following the success of Invenzioni a tre voci, a work dedicated to women, and Oratorio per Eva, a tribute to the symbolic figure of Eve, Compagnia Zappalà Danza presents a new work in the frame of the project Transiti Humanitatis, La Nona (The Ninth), inspired by Beethoven’s Ninth Symphony. The music used is not the original score for orchestra, choir and soloists, but Liszt’s beautiful transcription for two grand pianos, accompanied by a countertenor.
Zappalà’s reflections on humanity always take as their starting point the body and its stories, its perennial conflicts, and its hopes for solidarity and universal brotherhood.
Humanity in transit is humanity in movement, and movement is the opposite of immobility, immutability, fixed ideas and the absence of doubt. Movement, like Beethoven’s spirit and music, is secular, and secularism in thoughts and behaviour is the basis of creation.
The humanity displayed in La Nona develops by means of a process of accumulation, a condition of “primordial chaos” (as the composer Salvatore Sciarrino calls the first movement of the symphony), a multitude of intertwining, conflicting, almost negative micro-stories that then find peace in the adagio and end in a joyful fourth movement.
Beethoven’s Ninth, even in this chamber version, is music par excellence. And an important part of music is silence, which is also a vital first step in listening and therefore acknowledging others: the means by which Beethoven’s longed-for resolution is achieved.
In Beethoven’s time, the words “world” and “humanity” had a much narrower meaning than they do today. Although the Schiller’s Ode to Joy, the text on which the fourth movement is based, says “This kiss is for the whole world”, the “world” at that time was understood to refer broadly to the Europe that had risen from the ashes of the Napoleonic wars and been reformed by the Congress of Vienna. Today’s world is more globalised, and if there is a division, it is – in rather brutal terms – the division between the Muslim/Arab world and the rest. If the universal conciliation that Beethoven hoped for were alive today, this would be its focus. Today, more than ever, this kiss needs to be “for the whole world”.
“It was the first classical music concert that had ever been held there [Ghana]. There were 2000 people in the audience, five or ten of whom had studied in London and had some knowledge of classical music. (…) For the first time in my life, I spoke to people who had never heard so much as a note of Beethoven’s Ninth Symphony. After the concert, I asked them what they thought, and one of them replied, “I felt Beethoven was making a declaration of great importance to humanity.’ And I can’t think of any better description of Beethoven’s music.” Daniel Barenboim

Worldpremière: Opera Season of the Teatro Massimo Bellini Opera Theatre of Catania 20-27 May 2015

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